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Montasio DOP: una poesia di sapori

La donzelletta vien dalla montagna,

In sul calar del sole,

Col suo fascio dell’erba; e reca in mano…

un pezzettin di Montasio!

 

Giacomo Leopardi, Il sabato del formaggio

 

La storia italiana può vantare una lunga lista di letterati che hanno saputo raccontare la loro epoca e i loro pensieri in un modo talmente unico da essere ricordati anche a distanza di decenni.

Emblemi di cultura e conoscenza, che con le loro parole sono riusciti a trasmettere il giusto valore della nostra lingua e della nostra cultura facendo emozionare intere generazioni.

E nei loro versi trova posto anche un prodotto iconico come il formaggio, che affiora nel ricordo di molti scrittori italiani e diventa il protagonista non solo di romanzi e poesie, ma anche di componimenti privati e di lettere, costituendo così un legame che va ben oltre la produzione letteraria, e diventa una prova inconfutabile del forte rapporto che lega il popolo italiano con questo alimento.

Ed in questo panorama così ampio e ricco di gusto questa relazione assume sfaccettature diverse a seconda dell’autore. Per Corrado Alvaro, ad esempio, esso diventa quasi un prodotto magico quando descrive il latte che bolle nei grandi contenitori in rame, mentre per D’Annunzio rappresenta il ricordo dei piatti tipici della sua regione di cui diviene protagonista.

Giovanni Boccaccio nel Decamerone descrive la contrada del Bengodi e cita una “montagna di parmigiano grattugiato” su cui venivano fatti rotolare “maccheroni e raviuoli”, dando così un’importante indicazione dell’uso che se ne poteva fare del formaggio in cucina. Mentre la prosa del Petrarca immortala l’abbinamento più iconico tra formaggi e frutta: “Addio l’è sera. Or su vengan le pera, il cascio e ‘l vin di Creti”.

È con Leopardi, però, che esso entra nella vita privata dell’artista divenendo oggetto di ricordi e discorsi privati, come nelle lettere che il poeta manda al padre che recitano “Il dono che ella mi manda mi sarà carissimo, e mi servirà per farmi onore con questi miei amici, presso i quali trovo che l’olio e i fichi della Marca sono già famosi, come anche i nostri formaggi che qui stimano più del parmigiano, il quale non ardisce di comparire in una tavola signorile: bensì vi comparisce una forma di formaggio della Marca, quando se ne può avere, ed è cosa rara”.

Il rapporto che la letteratura ha costruito con il formaggio è dunque senza luogo e senza tempo. Una relazione nata dalla necessità di portare su carta la relazione intima che esiste tra uomo e cibo e che Montasio racconta ogni giorno portando sulle nostre tavole un prodotto di grande qualità e dal gusto unico.

 

 

Autore: Federico Mandolese

Frigo vuoto e banco formaggi: il Montasio che attira l’attenzione

Ore 12:30, pausa pranzo. Questa volta Marika ha scelto di portarsi da casa un’insalata preparata con qualche foglia di gentile, pomodori ciliegini e Montasio tagliato a cubetti.

Una forchettata alla volta, prima di riprendere le solite mansioni d’ufficio. Il sapore del formaggio di malga si mescola a quello fresco e delicato degli altri ingredienti. Un piacere per le papille gustative. Nutrimento sostanzioso, senza appesantire, per il corpo e per la mente.

Ad ogni assaggio di Montasio, il ricordo di una situazione collegato ad esso, come ad esempio, quella volta in cui aveva fatto gli straordinari e tornando a casa aveva realizzato che il frigo era vuoto.

I tempi per andare a fare la spesa erano contati e Marika, borsa in spalla e considerando con una rapida occhiata le esigenze del frigo e della famiglia che presto si sarebbe riunita a cena, aveva già raggiunto e percorso l’intera planimetria del supermercato più vicino e spuntato la lista delle cose necessarie da comprare.

Mancava solo il formaggio e non doveva essere uno qualsiasi. Si ricorda bene il momento in cui cercava, tra la vasta scelta di prodotti caseari ben allineati sul banco frigo, una confezione di Montasio, il preferito di casa dopo la vacanza in famiglia trascorsa, per la prima volta, in Friuli Venezia Giulia.

Quanto erano stati bene, in quei luoghi così vari: verdi, rilassanti, cadenzati dal rintocco di campane e campanacci in montagna, le file giallo-ramate dei campi di granoturco e dei vigneti in campagna, i ristoranti affacciati sul mare, le vie dei borghi, i negozietti delle città storiche della regione. Una varietà che scandiva la pausa dalla vita d’ufficio che fece sorridere Marika come quando, di fronte al banco frigo dei formaggi, voltava la confezione giusta per leggere le caratteristiche del Montasio:

– Un formaggio ad alto valore nutritivo e con una composizione equilibrata che comprende il 32-36% di acqua, 32-34% di lipidi e 24-26% di proteine.

Un ottimo prodotto che, grazie alla sua alta digeribilità, si adatta ai gusti di persone di tutte le età, anche per chi è celiaco o intollerante al lattosio. –

12.40, Marika si porta alla bocca un’altra forchettata di insalata e Montasio ma si vede ancora mentre, facendo la spesa, si rivede aggiungere una seconda confezione al carrello pensando a Marco, il marito, intollerante al lattosio ma ghiotto di prodotti tipici del Friuli e ai ragazzi, Sara e Samuel, che se lo mangiano volentieri senza farsi ripetere quanto il Montasio sia ricco di principi nutritivi ed energetici come proteine, calcio, fosforo, ferro e vitamine.

Ore 12:45. La pausa pranzo è finita e anche l’insalata di gentile, ciliegini e Montasio anche. Marika sa che in frigo è rimasto un po’ di Montasio, quanto basta anche per risolvere il problema di cosa fare di cena.

 

Say cheese! La vera storia della leggendaria frase che anticipa le fotografie.

Nelle fotografie si sorride: lo facciamo tutti ma non è stato sempre così. Fino alla metà del ‘900 infatti non era d’uso sorridere quando veniva scattata una foto. Alcuni dati dell’epoca rivelano che i denti delle donne e degli uomini iniziarono a essere visibili nelle foto dal 1953 in poi, mentre i primissimi sorrisi (a bocca rigorosamente chiusa) erano cominciati a sbocciare già durante la metà degli anni quaranta.

Cosa sarà stato a fare scattare l’impulso di sorridere di fronte alla macchina fotografica?

Esistono varie ipotesi a riguardo. Una delle tesi più accreditate è quella che attribuisce l’origine di questa abitudine al Presidente americano Franklin Roosvelt, durante il secondo conflitto mondiale. Momento in cui chiaramente non c’era niente da ridere: guerra, crisi economica, città bombardate… ma pare che Roosvelt abbia deciso di farsi ritrarre sorridente proprio per infondere fiducia e speranza nella popolazione. Una forma di resilienza, la sua, un gesto quasi rivoluzionario per i tempi che correvano. Quel sorriso voleva dire: coraggio, la guerra finirà e torneremo a stare bene!

Ma c’è un’altra tesi che spiegherebbe anche l’uso della parola “cheese” che in inglese significa formaggio, quando si sta per scattare una fotografia.

Molto tempo fa un bravo fotografo inglese vagava per le valli del Friuli in cerca della fotografia perfetta. I paesaggi erano stupendi, la luce ottima, eppure il suo capo continuava a dire che voleva qualcosa di più… originale: qualcosa che non si era mai visto prima in una foto.

E così il nostro si recò a una sagra di paese dove i contadini e i pastori esponevano i prodotti del loro lavoro. E pensò che ritrarre quelle figure tradizionali fosse una scelta vincente, così raggruppò qualche uomo e donna del posto e chiese loro di posare per lui in modo serio e professionale. Quelli però continuavano a sorridere e il fotografo si voltò per capire da dove traessero tutta quella beatitudine. E capì. Alle sue spalle c’era il banco con l’esposizione del Montasio Dop e proprio in quel momento stavano tagliando una grossa forma color avorio e disponendo tanti cubetti di morbido Montasio su larghi piatti di porcellana per consentirne l’assaggio.

Le sue foto divennero famose perché uniche e da quel momento in poi non dimenticò mai di chiedere a chi posava per lui di dire: cheese!

E mai scelta fu più azzeccata: il calcio e il fosfato presenti nel Montasio infatti sono veri alleati del sorriso. Aiutano a ricostruire lo smalto e i minerali dei denti consumati dall’uso.

Pronti per un sorridente selfie di famiglia?

 

Autore: Emanuela Valentini