La transumanza del bestiame: un’eco lontana che risuona ancora oggi, una pratica ancestrale intrisa di saggezza e rispetto per la natura. È il movimento cadenzato delle greggi e delle mandrie, un valzer stagionale che conduce gli animali dai pascoli rigogliosi di pianura o delle dolci colline verso l’aria frizzante e i pascoli d’alta quota durante i mesi più caldi. Uno spettacolo semplice e potente, un legame indissolubile tra l’uomo, l’animale e la montagna, che incanta lo sguardo e nutre l’anima di chi ha la fortuna di assistervi.
Un tempo, nei piccoli paesi di montagna, la monticazione era vissuta come una vera festa: la gente si affacciava alle finestre e, con gioia e ammirazione, salutava i pastori mentre accompagnavano il proprio bestiame in alta quota. Sapevano che l’estate non sarebbe stata facile ma erano consapevoli che il loro sacrificio avrebbe portato sostentamento e ricchezza per tutti.
L’allevamento nelle vallate, infatti, è tradizionalmente basato sullo spostamento stagionale del bestiame tra quote differenti, con l’obiettivo di sfruttare le risorse foraggere della montagna nel miglior modo possibile. Nel periodo estivo, la maggior parte dei contadini affidava gli animali a persone fidate così da poter restare sui maggenghi per fare fieno e svolgere altre mansioni. Le montagne, infatti, offrono pascoli freschi e abbondanti di erba che garantiscono un’alimentazione ottimale per gli animali, permettendogli di nutrirsi al meglio. In aggiunta, spostare il bestiame in quota, lascia che la pianura si rigeneri, mantenendo così un equilibrio ecologico e sostenibile.
Uno degli aspetti più apprezzati della monticazione è la qualità superiore dei prodotti ottenuti. Il latte, ad esempio, risulta particolarmente ricco e aromatico grazie alle erbe montane di cui si nutrono gli animali. Questo si riflette nei formaggi, burri e altri prodotti caseari che acquisiscono caratteristiche organolettiche uniche e spesso molto apprezzate dai consumatori. Prodotti come il “formaggio d’alpeggio” o “formaggio di malga” sono testimonianze di questa tradizione e rappresentano eccellenze gastronomiche riconosciute a livello locale e internazionale.
Ma come ogni ciclo naturale, anche questo giunge al termine. Con l’approssimarsi dell’autunno e le prime avvisaglie di freddo, si compie il percorso inverso: la demonticazione. Il bestiame, robusto e nutrito dai pascoli estivi, fa ritorno a valle, pronto per affrontare la stagione invernale.
La transumanza rappresenta ancora oggi un esempio di sostenibilità ante litteram che continua a plasmare il paesaggio montano e a regalare prodotti di altissima qualità, una cultura ancora viva e sentita dalle comunità alpine, come avviene tutt’ora sullo Jôf di Montasio, nelle Alpi Giulie. Qui è possibile gustare il Montasio PDM, ovvero “Prodotto di Montagna”, così denominato per il fatto che tutte le fasi della filiera, dall’alimentazione delle bovine, alla mungitura e alle fasi di trasformazione e stagionatura, si svolgono in territorio montano.
Proteggere e valorizzare questa tradizione significa non solo onorare un passato ricco di storia e fatica, ma anche promuovere uno sviluppo della montagna che sia armonioso, rispettoso dell’ambiente e capace di garantire un futuro prospero alle comunità che la abitano e la custodiscono.