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Le tradizioni del Montasio: sapori ad alta quota

Le vacanze, per la famiglia e soprattutto per il marito, equivalgono a escursioni e vita all’aria aperta: Marika lo sa bene ed è uno dei motivi per cui l’ha sposato.

Fin da ragazza, le era sempre piaciuta la sua immagine di uomo avventuroso, capace di affrontare le fatiche dell’ascesa con un sorriso ottimista però, forse, il percorso delle malghe del Montasio, da Chiusaforte al rifugio Giacomo di Brazzà era un po’ troppo come primo giorno di escursione nei dintorni della riserva naturale Val Arba.

Sara non si lamentava ma Samuel, cominciava a stancarsi e, avvilito, aveva smesso di chiedere quanto mancava al rifugio.

– Forse dovremmo tornare indietro… – mormorò Marika, un po’ preoccupata.

– Siamo quasi arrivati, ancora qualche passo e, ecco il rifugio! – esclamò Marco, con il solito sorriso.

La vista della casetta illuminò lo sguardo di Samuel che sorpassò tutti per raggiungere le panche per sedersi mentre gli adulti si godevano il panorama mozzafiato camminando.

Al rifugio si potevano anche assaggiare le specialità della zona e il gestore propose, per cominciare, affettati e formaggi di malga.

– Mi piace il formaggio ma, purtroppo, sono intollerante al lattosio… – spiegò Marco

– Non si preoccupi, il formaggio Montasio prodotto nella malga è ottimo, anche per chi è intollerante al lattosio e ha talmente tante qualità buone per la crescita e la salute da fornire energia per fare due volte il giro delle malghe –

Il gestore del rifugio spiegò loro che il formaggio Montasio è considerato molto pregiato perché, anticamente, gli allevatori dei paesi vicini conducevano le vacche sulle malghe, il posto migliore per il pascolo anche se faticoso da raggiungere.

Lasciate libere e non chiuse tutto il giorno nel recinto, le bovine potevano godersi l’aria pura e le tenere erbe montane. In quelle condizioni, producevano un latte squisito per i vitellini e i loro padroni, materia prima per produrre formaggi e specialità casearie ricche di calcio, proteine e vitamine e con pochissime, se non inesistenti, concentrazioni di lattosio.

– Pascolano ancora le mucche da queste parti? – domandò Samuel che, nel frattempo e per sicurezza, aveva mangiato la sua parte di formaggio Montasio e quella di suo padre.

– Sì, quando raggiungerete le malghe le troverete. –

E infatti, le trovarono a pascolare placide e tranquille perfettamente integrate ai profili e ai pendii del Montasio. Samuel non le aveva mai viste da vicino, se le immaginava sempre chiuse in una stalla in mezzo a campi piatti.

– Sono simpatiche, si lasciano accarezzare! – esclamò Samuel

– Sì però, mi raccomando, cerca di non fare movimenti bruschi che le spaventi! –

– Ok! –

A guardarlo così vivace, con le guance rosse e il sorriso del padre stampato in faccia, Marika pensò che forse doveva chiamarlo Peter, come l’amico di Heidi.

 

Autore: Rita Fortunato di paroleombra.com

 

La Malga di ieri e di oggi

Il termine “Malga” deriva dalla tradizione latina delle Alpi centro-orientali e significa “pascolo in quota”. Col tempo si è cominciato ad associare questa parola anche alle strutture complessive funzionali all’allevamento del bestiame, soprattutto nel periodo estivo. Ma negli ultimi decenni qualcosa è cambiato, sia dal punto di vista delle attività associate a questo termine, sia nel rapporto che la malga e i suoi malgari instaurano con la società.

In passato, il sistema tradizionale della “transumanza” si articolava su tre livelli altimetrici: dall’autunno alla primavera, gli animali venivano mantenuti in stalla, presso strutture a fondovalle e versanti a quote più basse; successivamente, con l’arrivo della primavera il bestiame veniva spostato verso i prati-pascoli, situati a media quota, dove tornavano in autunno per rientrare a fondo valle; nel periodo estivo, invece, i pascoli venivano portati alle quote più alte, ossia il livello delle malghe. Questo sistema prevedeva il sostentamento di un numero definito di animali, attraverso delle risorse ambientali limitate, che a loro volta spingevano l’organizzazione verso un mero scambio tra prodotti per l’uomo e nutrienti per la terra.

Nei decenni scorsi, il numero degli allevamenti, soprattutto quelli di modeste dimensioni, è diminuito rapidamente. Per contro, le poche e grandi aziende ancora presenti sul territorio hanno aumentato il numero di capi di allevamento, sostituendo, soprattutto, le precedenti razze autoctone e rustiche, con altre altamente specializzate nella semplice produzione del latte.

Questo progressivo cambiamento e trasformazione dello scenario ha di conseguenza modificato anche il sistema tradizionale di gestione della transumanza: per trasferire gli animali dal fondovalle alle malghe e viceversa, al giorno d’oggi vengono utilizzati i grandi mezzi di trasporto, portando così ad un progressivo abbandono del pascolo a media quota.

Da un altro punto di vista, negli ultimi anni è stato riscontrato un significativo ritorno alla concezione e ideologia del passato, che vede nella malga una realtà multifunzionale. In sostanza, cresce l’interesse da parte di nuovi fruitori della montagna, come i turisti. Ciò spinge le organizzazioni a coniugare le esigenze produttive ed ambientali con quelle sociali, con tanto di soddisfazioni e riconoscimenti da parte delle politiche comunitarie.

Questa rinascita della malga nella concezione comune non risulta sufficiente però a garantire la sopravvivenza delle aziende, se non quelle che sono state capaci di intraprendere delle innovazioni sia a livello gestionale e produttivo, sia come ruolo di struttura multifunzionale.

Concludendo, oggi la malga si sta spostando verso il connubio tra il pascolo degli animali e le attività turistico-ricreative. Come in Malga Montasio, dove è possibile cimentarsi in attività di trekking e partecipare a visite guidate presso musei storici e punti di interesse botanici e faunistici. Il tutto unito alla possibilità di gustare un pasto a base di formaggio Montasio DOP, così da assaporare in soli due bocconi, il delicato Fresco e il saporito Stagionato, la storia di un prodotto fortemente legato al nostro territorio.

Malga Montasio: un viaggio attraverso i 5 sensi.

In un mondo in cui le innovazioni tecnologiche e il materialismo spingono l’uomo verso una realtà sempre più virtuale, spesso ci si dimentica che esistono luoghi autentici, come le malghe di montagna, dove è possibile connettersi con la natura e riscoprire se stessi.

Ecco che salire in Malga Montasio significa fare un’esperienza sensoriale di immersione totale in un paesaggio da favola, dove i 5 sensi vengono chiamati a prestare la massima attenzione. Come in un quadro, lo sguardo si perde tra le distese di alti faggi ed abeti, che lasciano appena intravedere il cielo attraverso i lunghi rami dove trovano riparo scoiattoli, picchi e cince, e i campi di fiori colorati, che alternano asfodeli, gigli e botton d’oro. Continuando ad osservare il paesaggio, si possono notare caprioli, cervi, camosci e stambecchi, che passeggiano tra torrenti e ruscelli. Il rumore dello scroscio dell’acqua libera la mente, prima di cedere il passo al sussurro del vento tra gli alberi. Se si ascolta il silenzio si sente come sia pieno del ronzio degli insetti, che mantengono in equilibrio l’ecosistema, garantendo la sopravvivenza dei maestosi rapaci e di numerosi altri animali. Se ci si sposta in direzione dell’alpeggio, si possono ascoltare gli inconfondibili suoni delle campane delle mucche e i loro versi durante il pascolo. E se gli animali si fanno avvicinare, una delle esperienze più belle è accarezzare il loro manto, ispido a tratti spinoso, ma fresco come la terra.

Avvicinandosi alla Malga, una folata di vento porta con sé il delicato profumo del latte appena munto, e poi quello più pungente delle forme stagionate. E giunge il momento dell’assaggio. In base alla stagionatura di Montasio scelta, il gusto cambia in un caleidoscopio di sfumature. Si passa così dal sapore soave e sottile del Montasio Fresco al gusto saporito e deciso del Mezzano e dello Stagionato, fino ad arrivare alla  nota piccante dello Stravecchio, il formaggio ideale per un palato raffinato.

 

Il malgaro: un mestiere antico legato alla passione per la qualità del formaggio

La bontà di formaggi come il Montasio Dop deriva dall’amore che i suoi produttori mettono nel prepararlo, nonostante la fatica che a volte questo lavoro comporta. La vita del malgaro non è semplice oggi come non le era ieri. Sono infatti i ritmi di vita degli animali a scandire orari e incombenze quotidiane.

Ma come si svolge la giornata di un malgaro? Si parte con la sveglia alle 4 del mattino; ancora con il buio, che ci sia la pioggia, la neve o il sereno, prima di fare colazione si pensa a mungere le mucche, poi ognuna di loro deve essere accuratamente controllata perché non ci siano punture nocive di insetti oppure problemi agli zoccoli, che rischierebbero di compromettere la salute dell’animale.

In seguito, le bestie vengono lasciate libere al pascolo, dove possono godere dei verdi prati, ad esempio della Malga Montasio, dove da secoli si ripete ogni anno la tradizione della transumanza: le mucche vengono portate sull’Altopiano in primavera e ci rimangono fino a settembre, a beneficio sia del benessere dell’animale che della qualità del latte.

Una volta che il malgaro è ritornato in stalla, inizia la fase della pulizia dei macchinari e dei singoli locali. In mattinata il latte viene ritirato e portato in latteria dove avviene la lavorazione della materia prima. La mandria rimane al pascolo fino al tardo pomeriggio, quando il malgaro raduna gli animali e li riporta in stalla per la mungitura serale. Il pascolo è un passaggio fondamentale per assicurare la bontà del prodotto finale, ma rende non facile la quotidianità del malgaro che si trova spesso a fare i conti con il carattere testardo di qualche animale. Ecco perché compagno fedele di chi si occupa di bestiame è il cane da pastore, sempre pronto a collaborare con il suo padrone.

Le levatacce e tutti i sacrifici del malgaro sono ampiamente ricompensati dal risultato finale del suo lavoro, ovvero una produzione di lattici di alta qualità, che rappresenta un volano significativo per l’economia del territorio. In particolare, il Montasio DOP è un alimento ideale per gli intolleranti al lattosio, in quanto questo formaggio dai 2 mesi di stagionatura ne è naturalmente privo. Inoltre, per la composizione nutrizionale, il formaggio Montasio è molto consigliato per l’alimentazione dei ragazzi, in quanto il suo apporto energetico ed i suoi principi nutritivi, quali le proteine, il calcio e le vitamine, favorisce una crescita sana ed equilibrata.

Itinerari per riscoprire la bellezza della natura: Malga Montasio e dintorni.

“Le montagne sono quei luoghi in cui Dio dimostra di essere più bravo di Michelangelo a scolpire”, disse un anonimo scrittore. Ispirati da questa frase andiamo a scoprire insieme l’altopiano del Montasio e i suoi dintorni, luoghi magici in cui ritrovare il contatto con la natura, e, perché no, anche il lato wild della propria personalità.

L’Altopiano del Montasio, plasmato dall’azione erosiva dei ghiacciai della Val Raccolana, sotto le Alpi nel Nord-Est d’Italia, appare come una vasta area che si snoda sotto il massiccio del versante meridionale dello Jôf di Montasio ad una quota di 1500-1600 metri. Una delle località più conosciute e ricche di attività da svolgere in zona è Sella Nevea, una splendida conca incastonata tra il monte Canin e il Montasio, chiamata così per la grande quantità di neve presente nella stagione invernale. Nei periodi freddi, questo luogo è la meta perfetta per sciare e fare passeggiate con le ciaspole, mentre nelle stagioni più calde è ideale per gli itinerari a cavallo, il trekking, il mountain bike e il canoeing (presso il lago del Predil, a 8 km da Sella Nevea).

Immerso nella quiete incontaminata del bosco ai piedi dei massicci del Canin e del Montasio, si trova il famoso Parco Avventura di Sella Nevea, che offre il massimo divertimento soprattutto alle famiglie con bambini. Proprio qui si pratica il “Tarzaning”, che già dal nome evoca immagini di coraggiosi pronti a lanciarsi da un albero all’albero o a camminare in bilico sui ponti tibetani. Per i meno spericolati, il posto offre la Mostra Permanente dedicata alla Speleologia e al Carsismo del Canin.

Superata Sella Nevea, si giunge alla Malga Montasio, dove, nella bella stagione, pascolano libere le bovine provenienti dagli allevamenti di tutta la Regione. Nel ristoro agrituristico si possono gustare il latte e il formaggio prodotti direttamente in loco, tra i quali il Montasio Prodotto di Montagna, realizzato in tutte le fasi in territorio montano, ad un’altitudine non inferiore ai 600 metri (click qui per saperne di più: http://www.montasio.com/2018/09/20/ll-formaggio-montasio-dop-prodotto-della-montagna-pdm-e-solo-di-pezzata-rossa-italiana-pri-il-ritorno-al-futuro-della-tradizione-casearia/).

Un gustoso alimento adatto anche alle persone intolleranti al lattosio, poiché il Montasio dai 2 mesi di stagionatura è naturalmente privo di questo zucchero. Il rifugio dispone anche di comode camere, dove passare una notte immersi nella tranquillità delle montagne. Un’esperienza memorabile, capace di farci innamorare della bellezza della natura.

IL MIRAGGIO DEL MONTASIO

Il Montasio interpretato da un inedito punto di vista visivo, quello di Ulderica Da Pozzo, fotografa professionista che già dai primi anni Ottanta racconta il suo rapporto con il territorio e il mondo contadino a cui è legato.

 

Quando lassù sul Montasio la primavera sta per diventare estate e il bianco della neve si scioglie anche sulle rocce più alte, è ora di partire. O meglio di tornare a salire. Come ogni anno, quando i prati del Montasio diventano un miraggio verde e si trasformano in pascolo.

 

Le mucche arrivano, alcune camminando, altre dopo lunghi viaggi sui camion che attraversano il Friuli, risalgono le valli e superano le tante curve tra le faggete. Quando scorgono il cielo azzurro e le nuvole rotonde che passano, corrono e cambiano forma, le mucche capiscono di essere in alto, di essere finalmente arrivate nella loro casa estiva. La mattina quando escono dalle casere, con i pastori che le accompagnano verso i pascoli, riconoscono subito la bellezza, ascoltano il rumore tenue e il fresco dell’aria che muove l’erba.

 

 

La sera l’erba diventa uno scorrere bianco di latte e nel piccolo caseificio della malga il giovane casaro diventa il primo attore. Colui che farà diventare il latte altro. È un meraviglioso tantra, che si ripete ogni giorno, quello dell’erba che diventa latte. Il latte che viene munto e riempie i bidoni lucenti che escono dalle casere e poi viaggiano verso il luogo dove si compie la magia della trasformazione. Nel giovane casaro che incontro, c’è la tecnica appresa a scuola, ma anche l’arte che viene da un mondo arcaico dove i gesti si trasmettono, e si imparano osservando. Saperi che sono difficili da raccontare in fotografia.

 

Se parli con il giovane casaro, che ha il potere e la responsabilità di fare diventare il latte formaggio, e lo guardi mentre lavora, avverti la passione che ci deve mettere nel lavorare una materia viva. E poi scopri le forme, solo quelle migliori vengono marchiate Formaggio Montasio, ciascuna con stampato il numero del giorno e del mese: un meraviglioso gioco di geometrie e di date, appoggiato su tavole di legno chiaro, che racconta il trascorre del tempo in malga.

 

Nel sorriso del casaro, che tiene in braccio una sua forma, c’è l’orgoglio del premio vinto per il miglior formaggio di malga dell’anno, ma anche la consapevolezza di essere un ragazzo di oggi che ha scelto di vivere in alto: là dove i giorni e il tempo acquistano il valore vero del fare. Lassù dove non si può barare: perché quando apri la prima forma rotonda è lei che parla, con il suo profumo, il suo sapore.