Come degustare il formaggio Montasio DOP

Come degustare il Formaggio Montasio DOP

Assaggiare il formaggio è un’esperienza completa, che se fatta seguendo precise regole e con i giusti e graduali tempi di valutazione e apprezzamento diventa indimenticabile.

La degustazione, infatti, è un rito che richiedere tutti e cinque i sensi: la vista, il tatto, l’olfatto, l’udito e, infine, il gusto.
Non serve essere degli esperti intenditori per assaporare il formaggio Montasio DOP, e qui ti sveliamo dei piccoli consigli per diventare un assaggiatore provetto.

La degustazione parte dalla preparazione dei formaggi. Prima di servirli in tavola, assicuriamoci che il taglio delle fette sia della porzione necessaria all’assaggio e della forma giusta. Indicativamente, la quantità adeguata è di circa 30 grammi e la fetta deve essere presentata con la crosta.
La disposizione dei formaggi sul tagliere, poi, segue una logica ben precisa. Le regole principali prevedono che ci sia un ordine non solo visivo ma anche gustativo in cui i formaggi vengono presentati, un viaggio di sapori e un’arte che abbiamo spiegato qui. E ricordate che i formaggi vanno serviti a temperatura ambiente, quindi tirateli fuori almeno un’ora prima di portarli in tavola.

Ora siamo pronti per la degustazione vera e propria.

Tutto inizia con la vista. Osserviamo bene quello che abbiamo davanti agli occhi. Prendiamo in considerazione il colore della pasta, la crosta del formaggio, la presenza e la forma dell’occhiatura, l’eventuale traccia di muffa o erborinatura.
Il Montasio Fresco ha un’occhiatura diffusa e la sua crosta ha un colore uniforme giallo paglierino. Anche nel Montasio Mezzano l’occhiatura è diffusa, mentre la crosta è di colore giallo. Nel Montasio Stagionato, invece, l’occhiatura è piccola e scarsamente presente, e la crosta, di un colore giallo intenso comincia a prendere delle sfumature ocra. Lo Stravecchio, infine, ha una consistenza dura, e la crosta, di colore giallo paglierino, ha delle sfumature ocra e arancio.

Passiamo poi al tatto. Chiediamoci come si presenta il formaggio al tocco. È morbido o duro? È liscio, granuloso oppure ruvido? La pasta è secca o è unta? Tutte queste caratteristiche influiscono anche sul modo in cui viene percepito il formaggio una volta che lo assaporiamo in bocca.
La crosta del Montasio Fresco ha una consistenza elastica, la pasta invece è semidura/dura. Nel Mezzano, invece, la crosta ha una consistenza dura, la pasta risulta compatta e poco elastica. Ad avanzare della stagionatura, la crosta comincia a essere dura, quella dello Stravecchio è addirittura friabile e granulosa, mentre la pasta inizia a perdere di elasticità.

Annusare il formaggio, invece, ci permette di conoscere il prodotto ancor prima di giungere all’assaggio vero e proprio. Spezziamo la nostra porzione con le mani e lasciamoci travolgere dagli aromi di montagna, dall’odore del latte, dal profumo di erbe e frutta secca; questi ci aiutano a individuare quali sono le note dominanti del formaggio che stiamo per assaporare. Il Montasio Fresco, ad esempio, ha un odore delicato e mediamente intenso; mentre il Mezzano ha un odore di media complessità, e cominciano a sentirsi delle note di frutta secca e fieno. Il Montasio Stagionato, invece, inizia ad avere l’aroma di lattico maturo, tipico della crosta di formaggio, e note di fieno, frutta secca e brodo di carne. Infine, lo Stravecchio ha un odore deciso, che racchiude quello di brodo di carne, frutta secca e frutta esotica.

Poi l’udito. Anche questo senso svolge una parte fondamentale. Mangiare è spesso un’esperienza sociale, pertanto ascoltare le opinioni dei commensali e le loro sensazioni fa parte dell’esperienza sensoriale che stiamo vivendo. Se poi la degustazione avviene in presenza di assaggiatori esperti, che accompagnano la degustazione descrivendo ciò che si sta mangiando, l’esperienza diventa ancora più viva e immersiva.

Infine, l’atto conclusivo: il gusto, l’assaggio. Addentiamo e assaporiamo il formaggio, mastichiamolo lentamente, facciamoci invadere dall’esplosione di sapori raccontati prima attraverso gli altri sensi. Percepiamo le note che prima abbiamo annusato, la consistenza del formaggio che prima abbiamo toccato. Capiamo se è dolce, salato o acidulo, se l’aroma del latte si sente anche adesso. Qual è il sapore che ci resta in bocca dopo che abbiamo deglutito?
Ogni stagionatura racchiude il suo sapore: il Montasio Fresco è delicato, con prevalenza di note lattiche, burro e crema; il Mezzano ha un sapore mediamente delicato e leggermente piccante, più maturo e dalle note aromatiche di fieno e frutta secca; lo Stravecchio ha un sapore deciso, leggermente piccante, con un aroma di carne, frutta secca e fieno.

Se il tagliere è accompagnato da confetture, salumi, frutta e verdura, proviamo ad assaggiare il formaggio insieme a uno di questi elementi. Capiamo come il formaggio reagisce, quali note enfatizza la confettura, quali sapori risveglia il salume. Ogni combinazione è una scoperta di segreti celati. Se poi volete accompagnare l’assaggio con del buon vino, puoi approfondire gli abbinamenti qui.

Prima di passare all’assaggio successivo, però, è importante pulire la bocca, resettarla: basterà mangiare un pezzo di pane o un grissino, oppure una fettina di mela.

E ora siamo pronti a ricominciare nuovamente il nostro viaggio, tra profumi, colori e sapori sempre più intensi, che raccontano l’attenzione, la tradizione e il territorio di questo magnifico prodotto che è il formaggio Montasio DOP.

 

 

Autrice: Nicole Bragagnolo

Cheese Boarding: tagliere perfetto

Cheese boarding: l’arte di creare il tagliere di formaggi perfetto

Se l’appetito vien mangiando, quando ci troviamo davanti un tagliere di formaggi Montasio DOP riccamente adorno anche di altre prelibatezze abbiamo l’acquolina in bocca ancora prima di cominciare.

Creare il tagliere perfetto è diventata un’arte, tanto da diventare un trend virale anche sulle nostre tavole. Composizioni di formaggi, accompagnati da salumi, verdure, frutta, fiori eduli, salse e confetture diventano le vere protagoniste, tutte combinate in maniera impeccabile per dare il giusto risalto non solo ai sapori ma anche ai colori.

Ma quali sono i segreti per creare un tagliere perfetto?

Per prima cosa bisogna scegliere il percorso di sapori che si intende fare: le opzioni sono diverse, pertanto scegli quella che più ti aggrada.
Successivamente si passa alla creazione vera e propria del tagliere. Nel combinare i sapori, però, bisogna tenere conto di alcune regole ben precise che guidano il mondo della degustazione.

Partiamo dalla base, ovvero dal tagliere: questo deve essere o in legno, se decidete di optare per una scelta più tradizionale, o in ceramica, più elegante, oppure in ardesia, per far risaltare ancora di più la vostra portata.
La disposizione dei formaggi segue l’ordine di degustazione e deve essere in senso orario, cominciando da quelli freschi, a pasta morbida e dal sapore più delicato, come il Montasio Fresco, per proseguire poi in un crescendo di intensità e sapori, per concludere con quelli stagionati, come il Montasio Stravecchio.
Anche il taglio e la porzione della fetta devono rispecchiare le caratteristiche del formaggio: ogni formaggio, infatti, ha un suo modo in cui essere assaporato, al fine di esaltare al meglio le qualità organolettiche. Per questo i formaggi a pasta molle sono spesso tagliati a triangolo, mentre quelli stagionati si trovano spesso a scaglie.

Infine, a completamento del tagliare, possono essere aggiunti salumi, verdure, frutta fresca e secca, composte, miele, panificati e altri accompagnamenti che intensificano le proprietà dei formaggi, solleticando il palato con note sempre diverse.

E ora non resta che degustare questo connubio di arte e sapore, che nel tagliere racchiude la storia di vecchie tradizioni e nuove scoperte.

 

 

Autrice: Nicole Bragagnolo

Questo è un pezzo di formaggio… Montasio DOP

Ceci est un morceau de fromage, n’est-ce pas?

Come fondamento della nostra stessa esistenza, il cibo ha da sempre avuto una parte significativa nella nostra vista sociale e culturale. Perciò non c’è da stupirsi se anche l’arte figurativa prende spunto dall’arte culinaria.

Nei secoli, infatti, diversi artisti, pittori e scultori, si sono cimentati nel raffigurare il cibo, dipingendo nature morte, sontuosi banchetti, tavole imbastite di pietanze di ogni tipo. E alcuni di loro hanno utilizzato il formaggio come elemento della composizione artistica, tra questi si possono citare Salvador Dalì, con Persistenza della memoria, o le sculture contemporanee di Sarah Kaufmann.

Ma queste espressioni artistiche non sono solamente rappresentazioni della realtà, che narrano la storia e la società del tempo, hanno bensì dei significati nascosti e giocano su dicotomie e contraddizioni tra ciò che vediamo e ciò che l’arte invece esprime.

Ed è in questo frangente che René Magritte realizzò l’opera Ceci est un morceau de fromage (Questo è un pezzo di formaggio, 1936 o 1937, collezione privata), in cui il tema centrale dell’opera è la raffigurazione di un pezzo di formaggio.

Esponente belga del Surrealismo, avanguardia artistica influenzata dalle teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud e dalla condizione umana a cavallo delle due guerre mondiali, Magritte, con la sua arte, decise di rompere con la razionalità e staticità della correlazione tra l’oggetto e il suo simbolo, ovvero tra ciò che l’oggetto rappresentato significa realmente.

Il tratto distintivo delle tele di Magritte è la contraddizione, per questo veniva soprannominato le saboteur tranquille (il disturbatore silenzioso). Così come aveva fatto con i dipinti Il tradimento delle immagini (La Trahison des images, 1929) e I due misteri (Les deux mysteres, 1966), anche con l’opera Questo è un pezzo di formaggio Magritte gioca sul paradosso, sulla totale assenza di logica e razionalità: colloca, infatti, il dipinto di una fetta di formaggio sotto la cloche di una alzata di vetro. Un gesto volto a disorientare chi osserva l’opera.

La domanda giunge spontanea: è realmente un pezzo di formaggio o è solamente il dipinto di un pezzo di formaggio?

L’intento di René Magritte è proprio questo, instillare dei dubbi nell’osservatore, portandolo a riflettere sulla realtà delle cose e sul significato che noi attribuiamo a loro.

Per noi non ci sono dubbi, questa è certamente una fetta di formaggio.
Precisamente, una fetta di Montasio DOP.

 

 

Autrice: Nicole Bragagnolo

Montasio DOP: la giusta coccola dopo il trekking

Affrontare altipiani verdeggianti, scendere verso valle percorrendo ripide discese ghiaiose e attraversare limpidi ruscelli e torrenti: cosa hanno in comune? Sono tutte esperienze estremamente affascinanti, in grado di regalare emozioni difficilmente ottenibili nella vita di tutti i giorni.

Il trekking in montagna è una di quelle attività outdoor sfidanti al punto giusto, capace di metterti nella condizione di superare i tuoi limiti e, perché no, di aiutarti a liberarti dalle tensioni accumulate. Un esercizio che offre soddisfazioni impagabili, dove a trarne beneficio sono sia il corpo che la mente.

Ma per essere affrontata nel modo giusto, questa attività ha bisogno della giusta energia, perché quando si decide di affrontare la montagna, che sia per una breve escursione o per una scalata di più ore, uno degli aspetti più importanti da considerare è sicuramente l’alimentazione.

Il trekking richiede un dispendio notevole di forze: il corpo è costantemente sotto sforzo, ed è proprio la capacità di nutrirci in modo adeguato e bilanciato che ci permette di non dispendere energie inutilmente.

Ma cerchiamo di capire più approfonditamente quali potrebbero essere gli alimenti indicati per affrontare un’escursione evitando di crollare per la fatica dopo i primi metri.

In generale, gli elementi da considerare sono sempre tre: carboidrati, che rappresentano la fonte primaria di energia, proteine e grassi. Questo significa che gli alimenti che si dovrebbero consumare prima di un trekking in montagna sono quelli che forniscono una buona percentuale di scorte energetiche. È infatti consigliabile prediligere carboidrati, zuccheri semplici e limitare i cibi grassi che rendono difficile la digestione.

Durante l’attività, invece, è importante reintegrare i liquidi in modo costante per evitare la perdita dei sali minerali, e continuare ad idratarsi ogni mezz’ora sarebbe l’ideale vista l’elevata sudorazione che il trekking comporta.

Si dovrebbe optare per spuntini leggeri come quelli a base di frutta secca, ottimi per ricaricare le batterie e per fare il rifornimento di zuccheri “amici”.

Infine, è importante anche capire come concludere l’attività svolta, perché al termine di un’intensa giornata in montagna reintrodurre le energie e i sali minerali persi durante l’escursione sarà fondamentale.

Ecco che il nostro amato Montasio, grazie al suo elevato valore nutritivo, diventa il nostro migliore alleato per un post trekking pieno di gusto.

Grazie, infatti, alla sua composizione equilibrata formata al 32-36% di acqua, al 32-34% di lipidi e al 24-26% di proteine e al suo apporto energetico rappresenta la coccola ideale dopo una giornata di intenso sforzo fisico!

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese

Montasio DOP: il gusto della bella stagione

Siamo ormai nel vivo della primavera e i profumi e i colori che riempiono l’aria stuzzicano il nostro appetito regalandoci nuove ispirazioni per creare ricette gustose.

Piatti dal sapore unico, in grado di darci la giusta carica di energia per affrontare la bella stagione, e che ci permetteranno di dar vita a straordinarie tavole imbandite con cui riuscire a stupire i nostri ospiti.

Ecco allora che il Montasio torna protagonista dei nostri menù con un secondo piatto dal gusto pieno e deciso: i medaglioni di maiale con Montasio e briciole di pane. Un piatto veloce, perfetto per le nostre cene speciali, con cui sarà possibile cogliere tutte le sfumature di sapore del nostro amato formaggio.

Prepararlo è davvero semplicissimo e per farlo (per 4 persone) avremo innanzitutto bisogno di 600 gr di filetto di maiale, 200 gr di pane raffermo, 100 gr di Montasio Mezzano, 140 gr di misticanza, aglio, sale, pepe, burro, salvia, timo, olio evo e della senape Dijon.

Una volta predisposti tutti gli ingredienti, prima di tutto sarà necessario grattugiare il Montasio Mezzano per ottenere una grana fine. Dopodiché si procede a rimuovere la crosta dal pane raffermo tramite l’utilizzo di un coltello per poi sbriciolarlo grossolanamente o con le mani oppure utilizzando nuovamente la grattugia ma questa volta con una grana piuttosto spessa.

Successivamente si passa alla pulizia del filetto di maiale eliminando i cordoni laterali e il tessuto connettivo in superfice, per poi ricavare dal filetto 12 fettine spesse circa 1 cm. Una volta tagliata la carne, sarà necessario passare una facciata di ogni rondella nel pane, facendo poca pressione in modo da farlo attaccare per bene. Finita la fase dell’impanatura bisognerà salare la carne per poi arrostirla in padella con una noce di burro, aglio, timo e salvia prima dalla parte della polpa e poi da quella con il pane.

A questo punto si può procedere a posizionare il Montasio grattugiato sul lato della polpa per farlo sciogliere velocemente. Per guarnire il piatto, basterà unire in una ciotola la senape con i condimenti e mescolare con una frusta in modo da formare una salsa (se necessario, potremo aggiungere un po’ acqua un modo da renderla più morbida e cremosa). Infine, ci basterà condire la misticanza e impiattare i medaglioni di maiale sovrapponendoli.

Una proposta gustose e facile da preparare, dimostrazione di come con un pizzico di originalità, e con la giusta dose di Montasio, si possano realizzare piatti buoni e belli da vedere.

Non ci resta che dirvi buon appetito!

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese

Gusto, cultura e tradizione: la parola al Montasio

Sono molti i proverbi italiani sul formaggio e ognuno potrebbe essere argomento di numerosi approfondimenti o, addirittura, di un intero libro. Ma perché questo straordinario prodotto ricopre un ruolo così centrale nella nostra cultura?

Il cibo è certamente il protagonista indiscusso di molti proverbi e modi di dire della nostra tradizione, e quotidianamente ne facciamo uso in tantissime occasioni: dal classico “una mela al giorno toglie il medico di torno” fino al “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”, i contesti di utilizzo possono essere molto diversi, ma il messaggio che ognuna di queste frasi è in grado di trasmettere rimane sempre molto chiaro.

A livello letterario, un’ulteriore dimostrazione dell’importanza che il cibo ha nella lingua degli italiani la si può trovare nell’analisi di O. Salis e T. Cristea, che nel loro documento “A tavola non si invecchia. Alcune considerazioni sulla filosofia del mangiare in proverbi e modi di dire italiani” (2007), consultando quindici raccolte di proverbi e modi di dire d’Italia, ne hanno trovati ben 335 relativi al cibo. Una prova inconfutabile che mangiare non è solo un qualcosa legato al nostro corpo, ma bensì un atto di identificazione con una cultura culinaria che per noi italiani è fortemente radicata anche nelle parole.

Tra questi proverbi, quelli sui formaggi occupano una posizione d’eccellenza con ben 36 modi di dire a loro dedicati, riuscendo così dar vita ad una squisita raccolta di frasi legate alle radici più profonde di questo mondo. Alcuni proverbi, ad esempio, insegnano i trucchi per la scelta degli ingredienti e la preparazione di piatti prelibati (come il detto toscano che dice “formaggio non guasta sapore”), altri invece spiegano come comportarsi con altre persone o danno indicazioni su quanto sia importante non eccedere con il consumo di questo alimento (ad esempio “al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere” o ancora “il formaggio è cibo sano se ne mangi poco e piano”).

In queste frasi, apparentemente così semplici, risiede in realtà tutta la cultura di un popolo: modi di dire pieni di umorismo e di gioia di vivere con cui gli italiani riescono, anche se solo a parole, ad improvvisarsi provetti cuochi capaci di decantare i piaceri del palato, scambiando ricette, e trascorrendo festosi momenti intorno ad una tavola imbandita.

Rispetto ai consigli d’autore, di cui è ricca la tradizione letteraria, una caratteristica del proverbio è quella di non essere firmato ma frutto di una saggezza collettiva che si tramanda, in maniera anonima, tra una generazione e l’altra. Esattamente come la passione per il nostro amato Formaggio Montasio che, di bocca in bocca, viaggia attraverso i secoli fino ad arrivare sulle nostre tavole per portarci un gusto unico e straordinario capace di raccontarci una tradizione tutta italiana fatta di amore per il buon cibo e per lo stare insieme.

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese

Montasio DOP: la primavera in tavola

L’arrivo della bella stagione porta con sé una ventata di freschezza e colore sulle nostre tavole.

Basta un accenno di tepore ed ecco comparire nei nostri piatti gli asparagi, i carciofi, i piselli freschi, gli agretti, le insalatine sfiziose, tenere patate novelle e zucchine. Ingredienti preziosi, che se utilizzati con sapienza e maestria permettono di dar vita a ricette semplici ma al contempo sfiziose e ricche di gusto, grazie alle mille combinazioni possibili con il nostro amato Montasio DOP.

Come le crespelle al grano saraceno con verdure di stagione e Montasio, piccoli scrigni che racchiudono al loro interno un morbido cuore di bontà pronto per essere assaporato boccone dopo boccone. Prepararle è semplicissimo, e tutto ha inizio dalle giuste dosi di ingredienti (per 4 persone) sia per le crespelle (100 gr di farina, 250 ml di latte, 120 gr di uova intere, 15 gr di burro e 3 gr di sale), sia per il ripieno (400 gr di besciamella, 400 gr di verdure di stagione a piacere, 200 gr di Montasio Mezzano, olio evo, burro aglio, sale e pepe).

Per la preparazione delle crespelle si inizia con il mescolare insieme tutti gli ingredienti lavorandoli con una frusta in modo da non formare grumi. Fatto ciò, è necessario far riposare in frigorifero il composto per almeno un’ora. Una volta estratto, lo si mescola leggermente e si procede a scaldare una padella antiaderente con una noce di burro. Quando la padella è sufficientemente calda, si versa al suo interno il composto per formare delle crespelle ben fini e colorate. Si procede a girarle una sola volta a metà cottura e infine si dispongono quelle pronte su di un panno per lasciarle raffreddare.

A parte, si lavano e si mondano le verdure. Fatto ciò, si procede a tagliarle a cubetti piuttosto sottili che verranno rosolati con un filo d’olio, un pizzico di sale e l’aglio schiacciato. Togliere dal fuoco due cucchiai di verdure (conservandoli a parte) e unire a quelle rimanenti la besciamella e il Montasio tagliato a cubetti. Farcire quindi le crespelle con una quantità di composto a piacere per poi chiuderle e posizionarle in una teglia imburrata. Terminare il piatto con le verdure tenute da parte e un po’ di Montasio a cubetti. Infornare a 180° fino a raggiungere la colorazione desiderata. Togliere dal forno, porzionare e servire caldo.

Una ricetta rapida e gustosa che saprà senz’altro conquistarvi. Buon appetito!

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese

A Carnevale anche il Montasio vale!

Folle, irriverente, chiassoso, colorato: lo spirito del Carnevale è soprattutto questo, e tra divertimento e svago si fa subito e dar vita ad una festa un po’ matta, fatta di maschere, scherzi e sfilate.

E oltre ad essere una celebrazione ricca, fin dall’antichità, di significati simbolici riguardanti il sovvertimento dell’ordine quotidiano e l’esaltazione del divertimento, questa ricorrenza è un’occasione speciale per riscoprire quelle tradizioni che rappresentano un caposaldo fondamentale della nostra società. Uno zoccolo duro di credenze e usanze con profonde origini che si perdono nella notte dei tempi e che sono presenti ancora oggi nella nostra quotidianità.

Ecco allora che nel vivo del Carnevale anche il formaggio entra a pieno titolo nello spirito della festa non solo in ambito gastronomico, ma anche dal punto di vista ludico, diventando così il simbolo di una tradizione che vive in tante consuetudini a tavola e non solo.

Nei dolci fritti, ad esempio, grande simbolo della declinazione gastronomica del Carnevale e che ci invogliano a trasgredire e a liberarci dalla quotidiana disciplina. Un semplice impasto di farina, uova, burro e zucchero, tagliato e modellato a seconda della tradizione, per poi essere farcito, fritto e servito con una semplice spolverata di zucchero a velo.

Ma è anche grazie al gioco che la cultura casearia riesce a diventare in alcune regioni la vera protagonista del Carnevale. A Pontelandolfo (in provincia di Benevento), per esempio, si svolge annualmente il torneo della Ruzzola del formaggio, una competizione pubblica che viene svolta durante i giorni della festa vantando molti partecipanti. Il gioco, le cui origini sono antichissime e si fondono con la civiltà etrusca, consiste nel lanciare più lontano possibile una forma di formaggio con uno spago arrotolato. Sebbene non sia definibile con certezza la funzione di tale pratica ludica, vari autori letterari ipotizzano che sia un rito di protezione delle mandrie dalla cattiva sorte e, dunque, fortemente legato alla transumanza e all’ancestrale rapporto uomo-natura.

La Ruzzola è quindi un chiaro esempio di come il formaggio nel corso del tempo si sia consolidato non solo nelle abitudini gastronomiche, ma anche in quel tessuto sociale comprensivo di pratiche ancestrali che hanno accompagnato (e lo fanno anche oggi), in diversi modi, la popolazione del nostro Paese.

E se anche il Montasio diventasse protagonista del Carnevale potremmo immaginarlo come un profumato e gustoso coriandolo capace di colorare il cielo del nostro Stivale e di essere trasportato con un colpo di vento dalla propria zona di produzione, area dove è stato scoperto e tutt’ora creato, in tutto il territorio italiano. Un’incessante pioggia di colori che visti dall’alto potrebbero mostrarsi ombreggiati delle luci delle città e fluttuanti, proprio come se galleggiassero sull’acqua del mare.

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese

Formaggio Montasio: il campione delle piste

Nell’immaginario collettivo, l’inverno è sempre associato ad un fiabesco e soffice manto bianco che non smette mai di incantare gli spettatori in uno scenario di quiete sublime. D’altronde, è impossibile non fermarsi ad osservare la lenta danza dei fiocchi di neve: una straordinaria combinazione di fisica e geometria capace di generare forme tanto minuscole quanto complesse e che nel loro insieme ci regalano paesaggi unici e percorsi mozzafiato sui quali praticare il nostro sport preferito: lo sci!

E sebbene siano tanti i modi per viverlo e praticarlo, in ogni caso per affrontare le piste nel migliore dei modi non è sufficiente avere una tecnica eccezionale o delle attrezzature costose, ma serve qualcosa in più. L’equilibrio sugli sci si costruisce infatti anche a tavola, e scegliere l’alimentazione giusta è un passo fondamentale per riuscire a praticare questo sport dando sempre il massimo.

Sciare richiede un notevole impegno fisico, coinvolgendo gambe, addome e braccia che ad ogni discesa devono sostenere alte velocità e cambi di direzione repentini. Oltre allo sforzo muscolare va inoltre conteggiato anche quello ambientale legato alle basse temperature e all’altitudine, senza contare che il freddo ci espone ai rischi legati alla digestione.

Ma cosa mangiare quindi per trascorrere una giornata sugli sci con il massimo delle energie?

Fare un pasto abbondante mentre si scia (o in generale mentre si pratica uno sport) non aiuta a recuperare le energie e nemmeno a combattere il freddo ma va, al contrario, ad impegnare in modo eccessivo l’apparato digerente, che per assimilare i cibi sarà costretto a sottrarre energia proprio a quei muscoli necessari per sciare. Tuttavia, questo non vuol dire affatto che sia meglio saltare il pasto! Facendo così, infatti, si corre il rischio che una volta finte le riserve di zuccheri, le energie vengano prese direttamente dalle proteine muscolari, creando così conseguenze negative su tutto il nostro organismo.

Ma allora qual è l’approccio più adatto? Per affrontare al meglio le piste serve che tutti i nutrienti siano introdotti nell’arco della giornata, in modo bilanciato, e senza eccessi.

Non dovranno mancare i carboidrati, in quanto servono per fornire energia in modo costante durante l’attività sportiva, per ripristinare le scorte di glicogeno esaurite dopo le prime sciate e per favorire il recupero post-attività, oltre che per evitare che le masse muscolari vengano utilizzate a scopo energetico. Anche le proteine dovranno essere presenti, poiché permettono di favorire la ripresa a fronte di uno stress molto intenso a cui i muscoli sono sottoposti. Infine, rimangono fondamentali i grassi: ci danno la giusta dose di energia e forniscono le vitamine liposolubili che aiutano a contrastare lo stress ossidativo che l’attività sportiva genera.

Ecco allora che il Montasio diventa il nostro migliore alleato: con il suo alto valore nutritivo, e una composizione equilibrata formata al 32-36% di acqua, al 32-34% di lipidi e al 24-26% di proteine, il Formaggio Montasio è un prezioso equilibrio da gustare in ogni momento. Ed è ottimo per le persone di tutte le età, grazie alla sua alta digeribilità, e soprattutto per l’alimentazione dei ragazzi, perché con il suo apporto energetico ed i suoi principi nutritivi (proteine, calcio, fosforo, ferro e vitamine) favorisce una crescita sana ed equilibrata. Insomma, un alimento completo per darti la giusta carica per affrontare al meglio ogni discesa!

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese

Montasio DOP: l’ingrediente segreto delle feste

Il Natale è ormai alle porte, e tra regali last minute, decorazioni di ogni genere e fantasiosi presepi, la domanda più gettonata continua a rimanere ancora una: cosa mangeremo?

Imbandire le tavole per stupire i propri ospiti non è mai semplice, e trovare idee innovative che sappiano lasciare di stucco i nostri invitati è sempre più difficile. Ecco allora che il nostro amato Montasio DOP torna ad essere protagonista delle nostre tavole vestendo l’abito delle feste, suggerendoci un paio di ricette di Natale semplici, perfette anche per i meno esperti e che ci faranno fare un figurone senza però impazzire.

La prima proposta è una focaccia farcita con Montasio Mezzano, prosciutto e spinaci. Il primo passo è preparare l’impasto mescolando 800 gr di farina, 20 gr di lievito di birra disciolto in 400 gr di acqua, 30 ml di olio evo, 15 gr di zucchero e 12 gr di sale. Una volta che gli ingredienti saranno ben amalgamati, si ripone il composto in una ciotola leggermente unta e lo si fa riposare per circa 60 minuti, aspettando che raddoppi di volume. Una volta trascorso questo periodo, si prende l’impasto, lo si divide in due e si stende una metà su una teglia ben unta. Si dispongono quindi su di esso 100 gr di prosciutto cotto, 200 gr di spinaci (bolliti e strizzati), 200 gr di Montasio Mezzano, la salvia, la maggiorana e un pizzico di sale. Si stende il resto dell’impasto affinché copra la base, si fa lievitare di nuovo la focaccia in un luogo caldo fino al raddoppio del volume, e infine la si inforna a 200 °C per circa 20 minuti. Il consiglio è quello di avere un forno già ben caldo al momento dell’inizio della cottura e di ungere anche le parte superiore dell’impasto quando lo si lascia riposare. Non solo bella da vedere, ma anche gustosa, semplice da preparare e perfetta se a tavola ci sono anche dei bambini.

La seconda ricetta è invece quella delle sfogliatine di pera e Montasio Fresco con salsa al cioccolato. Si procede a stendere un rotolo di pasta sfoglia dal quale si ricaveranno 8 rettangoli, e su 4 di questi si andranno a formare dei tagli netti. Per la farcia si affetta finemente 1 pera (qualità Abate) e la si condisce in una ciotola con 30 gr di zucchero e 100 gr di Montasio Fresco. Si dispone il ripieno sui 4 rettangoli integri e si utilizzano quelli incisi come copertura. Pressati i bordi si procede ad infornarli a 180 °C per 10-12 minuti. A questo punto si passa alla preparazione della salsa portando a bollore 100 gr di panna fresca con l’anice stellato e il chiodo di garofano. Arrivata a temperatura la si filtra in una ciotola su 30 gr di cioccolato fondente sminuzzato in precedenza. Si mescola il composto con una frusta e, utilizzando una forchetta, se ne versa una parte su ognuno dei rettangoli di pasta sfoglia. In questo caso, il nostro suggerimento è di decorare il piatto con degli alkekengi che sapranno donare alla vostra preparazione un tocco in più di eleganza. Anche lo zucchero a velo può essere usato per la guarnizione, ricordando così l’effetto di una lieve e soffice nevicata. Un dessert irresistibile per chiudere in bellezza il banchetto delle feste.

Due proposte gustose, e facili da preparare, rese ancora più uniche dall’ingrediente per eccellenza: il formaggio Montasio DOP. Un alimento non solo saporito ma anche ricco di nutrienti, come il calcio e le proteine, che lascerà tutti i vostri commensali stupiti dalla vostra creatività facendovi finalmente tirare un sospiro di sollievo.

Non resta che dirvi buon appetito e augurarvi un buonissimo Natale!

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese